La canzone non solo emozione e sensazione, ma anche terapia, educazione e relazione
L’associazione “Amici della mente”, con il patrocinio del Comune di Milano, presenta nel contesto storico-artistico di Villa Scheibler, l’evento “La canzone d’autore come esperienza relazionale, educativa e terapeutica.”
Il professore Paolo Cattaneo, il dottore Antonio Elia e lo psicoterapeuta Gabriele Catania, entrambi esperti in materia, relazioneranno sulle loro esperienze e sui loro vissuti con artisti e pazienti. Alla manifestazione sarà presente anche il dottor Mario Zigiotto esperto in comunicazione culturale e marketing territoriale.
Come uomini contemporanei, alle prese con un mondo sempre più veloce e frenetico, con una tecnologia che velocizza il nostro fare, ma inibisce il nostro sentire, possiamo pensare che la musica è un bene prezioso perché ci riporta all’emozione di un ricordo. Nel qui e ora, si risvegliano nella mente i momenti in cui abbiamo amato e sognato. La musica ha questo potere, essendo l’arte che più direttamente colpisce al cuore.
Il professor Paolo Cattaneo, intervistato da Ultimaparola.net, ci spiega l’importanza di questa pratica: “La musica è fatta di ritmo e poi di melodia che va a coinvolgere le parti più profonde del cervello, le aree limbiche, e viene costudita gelosamente nella memoria per cui un malato di Alzheimer o di una sindrome affine a questa malattia anche se dimentica molto della sua vita o non riconosce i familiari può ricordare una melodia. La melodia costituisce un tratto distintivo indelebile dell’esperienza musicale. Gli accordi sono, invece, la parte più matematica della musica, perché, quando sentiamo due o più suoni insieme, il nostro cervello inizia a fare di conto. La definirei una matematica emozionale. Quando ascoltiamo un accordo, il cervello di ciascuno di noi è portato a instaurare un rapporto non solo quantitativo, ma anche qualitativo con le frequenze. Ecco perché una consonanza ci dà una sensazione di riposo e, invece, una dissonanza ci induce all’inquietudine. Quindi le tre cose insieme, ritmo, armonia, melodia, vanno a stimolare la persona nella sua totalità con molteplici ricadute positive a livello psicocorporeo, affettivo-emozionale e cognitivo.”
Nella prassi musicoterapica la canzone costituisce un’esperienza essenziale sia nella riabilitazione psichiatrica, sia nel contesto delle patologie neurovegetative e per tutte le situazioni nelle quali si può riconoscere la necessità di mantenere un livello relazionale funzionale.
Uno dei primi medici e studiosi che si occupò di studiare gli effetti di questa antica pratica intesa in un primo tempo come magica e sciamanica fu Richard Brocklesby, un medico britannico al quale si attribuiscono i primi studi musicoterapeutici e i primi miglioramenti igienico-sanitari negli ospedali militari. Nel 1749 pubblicò “Reflections of Antient and Modern Music with the Application to the Care of Disease”, il primo trattato nella storia della musicoterapia. Brocklesby non si limitò a comparare le vecchie e nuove tecniche musicali ma raccolse prove che potessero supportare l’impiego della musica nel trattamento di manie e disturbi mentali. In questi ultimi anni si sono sviluppate molte scuole e corsi in musicoterapia.
Una delle scuole più accreditate nell’ambito milanese è Arpamagica che prevede un’educazione specifica per il musicoterapeuta diversa da quella del musicista.
Alle Scuderie di Villa Scheibler, via F. Orsini, 21 a Milano
Sabato 26 Novembre, dalle 16.00 alle 18.00