Un commando di tre persone è disceso da un’altura attaccando un nutrito gruppo di turisti che attraversava una piana erbosa del Kashmir, regione fra India e Pakistan. “E il peggior attentato contro i civili nella zona”, ha dichiarato il primo ministro dello Stato federale
Assalto mortale nel divertimentificio voluto da Narendra Modi in Kashmir, regione contesa fra India e Pakistan. Secondo testimonianze rilasciate dai superstiti a polizia e media, un commando di tre persone è disceso da un’altura attaccando un nutrito gruppo di turisti che attraversava una vallata erbosa. “Io stavo facendo uno spuntino assieme a mio marito, è sopraggiunto un uomo e gli ha sparato a bruciapelo”, è una delle dichiarazioni raccolte dalle forze antiterrorismo accorse sul posto per quello che il primo ministro dello Stato federale ha definito “il peggiore attentato contro i civili nella zona, un abominio degno d’ogni disprezzo”. Sul terreno sono rimaste ventotto vittime, molti sono turisti indiani, si parla anche un israeliano e un italiano. Finora la Farnesina non ha confermato questa presenza. Il ministro dell’Interno di New Delhi Amit Shah s’è precipitato a Srinagar, capoluogo della travagliata regione, e lo stesso Modi in viaggio in Arabia Saudita è rientrato nella capitale. Le agenzie turistiche propongono da tempo visite sotto le catene montuose di quella che viene definita la ‘Svizzera indiana’, peccato che l’area sia tutt’altro che un’oasi tranquilla. Per le rivendicazioni amministrative del confinante Pakistan e per le incursioni armate di gruppi oltranzisti riuniti nell’autoproclamato Fronte della Resistenza che si scaglia contro la presunta sostituzione etnica incentivata da Delhi, tramite uno pseudo turismo. Questo ha di recente raggiunto punte di tre milioni e mezzo di visitatori annui. Gli oppositori sostengono che una fetta di costoro resta stanziale nei luoghi; nell’ultimo biennio gli amministratori hanno rilasciato 83.742 certificati di domicilio a finti turisti. La situazione interna è precipitata dall’agosto 2019, quando il premier Modi ha revocato alcuni articoli di legge che decretavano l’autonomia di questo Stato, con conseguente blocco delle comunicazioni e arresti di migliaia di kashmiri che protestavano contro l’indebita ingerenza dell’esecutivo fautore dell’attuale governance gradita al partito di maggioranza, Bhratiya Janata Party.

Anche organizzazioni come Amnesty International si sono interessate alle forzature che destabilizzano il Kashmir dall’interno con contrapposizioni fra la cittadinanza divisa su base politica e confessionale, contraddittoria realtà registrata peraltro in diversi Stati federali indiani e incentivata dalla linea razzista dell’hindutva adottata dal partito di maggioranza. Nel Kashmir, definito “la zona più militarizzata del mondo” per la presenza eccessiva di forze paramilitari indiane, continuano a concentrarsi pure le mire rivendicative del governo pakistano che fa leva su un doppio binario ufficiale e ufficioso. Quest’ultimo è incentrato sul gioco inquietante della sua Intelligence, artefice da decenni di doppiogiochismi d’ogni sorta. Uno dei gruppi armati aderenti alla resistenza kashmira è l’Esercito del bene (Lashkar-e-Tayyiba) noto per operazioni sanguinosissime compiute anche contro cittadini pakistani e musulmani, nonostante il proprio credo islamico. Formato prevalentemente da nativi del Jammu e Kashmir, praticanti un sunnismo ultraortodosso, sin dagli anni Ottanta il suo scopo è controllare e condizionare l’andamento politico-amministrativo in quell’area anche a dispetto del governo di Islamabad, figurarsi di quello di Delhi. LeT ha ricevuto attenzioni, finanziamenti e “assistenza tecnica” dell’Inter-Service Intelligence che estende la sua lunga mano di potere su qualsiasi entità possa risultarle utile. Intanto, almeno per ora, il flusso turistico verso il Kashmir subirà un prevedibile rallentamento, mentre le manovre di ripopolamento e contrasto al medesimo difficilmente scemeranno. Angosciosamente fra i colori del ‘tour svizzero’ a ridosso dell’Himalaya, non sta mancando il rosso sangue.
articolo pubblicato su http://enricocampofreda.blogspot.it