Al Villaggio degli Sposi, a Bergamo, il 15 marzo c’è un interessante seminario con il musicologo professor Cattaneo che concerne la musica non solo come melodia, ma anche e, soprattutto, come educazione, relazione e terapia
Come uomini contemporanei, alle prese con un mondo sempre più veloce e frenetico, con una tecnologia che velocizza il nostro fare, ma inibisce il nostro sentire, possiamo pensare che la musica è un bene prezioso perché ci riporta all’emozione di un ricordo. Nel qui e ora, si risvegliano nella mente i momenti in cui abbiamo amato e sognato. La musica ha questo potere, essendo l’arte che più direttamente colpisce al cuore.

Il professor Paolo Cattaneo, intervistato da www.tuttifiglidigiotto.it, ci spiega l’importanza di questa pratica:
“La musica è fatta di ritmo e poi di melodia che va a coinvolgere le parti più profonde del cervello, le aree limbiche, e viene costudita gelosamente nella memoria per cui un malato di Alzheimer o di una sindrome affine a questa malattia anche se dimentica molto della sua vita o non riconosce i familiari può ricordare una melodia. La melodia costituisce un tratto distintivo indelebile dell’esperienza musicale. Gli accordi sono, invece, la parte più matematica della musica, perché, quando sentiamo due o più suoni insieme, il nostro cervello inizia a fare di conto. La definirei una matematica emozionale. Quando ascoltiamo un accordo, il cervello di ciascuno di noi è portato a instaurare un rapporto non solo quantitativo, ma anche qualitativo con le frequenze. Ecco perché una consonanza ci dà una sensazione di riposo e, invece, una dissonanza ci induce all’inquietudine. Quindi le tre cose insieme, ritmo, armonia, melodia, vanno a stimolare la persona nella sua totalità con molteplici ricadute positive a livello psicocorporeo, affettivo-emozionale e cognitivo”.