Uno dei tanti cadaveri causati dagli attacchi israeliani alla Striscia di Gaza

Il presidente degli Stati Uniti, Trump, ha convinto Israele al cessate al fuoco. Quanto durerà? Appare sempre più netta, infatti, la volontà della destra più estrema del Paese di eliminare e sterminare la popolazione di Gaza, Cisgiordania, Alture del Golan

Arriva Donald Trump e impone la tregua, sei settimane per non morire, almeno di bombe e proiettili, non si sa se di freddo e fame. Certo, festeggiano in tanti. A Gaza tutti. Per loro che hanno almeno un ammazzato in ogni famiglia, vedere spuntare il sole senza sentire il risuono spettrale delle case sbriciolare coi corpi dentro è già molto. Continueranno a sentire il ronzio dei droni-spia, ma il blocco di quelli killer è un risultato. Si sposteranno gli sfollati, magari per rivedere da vicino i luoghi fino al 7 ottobre della quotidianità diventati ora lugubri cumuli di morte. Ma ci saranno gli arrivi di prigionieri palestinesi, dicono centinaia, cinquanta per ogni prigioniero israeliano liberato, superando in questo la percentuale applicata da Israel Defences Force per la vendetta ch’era più di trenta cadaveri per ogni kibuzzim ucciso da Hamas nel raid lontano 466 giorni. Sperano anche a Tel Aviv di ritrovare gli ostaggi, alcuni, non tutti. Dovrebbero rientrarne trentatré subito, poi si vedrà per i restanti in una giostra macabra fra chi rientra (sicuramente cinque soldatesse e due bambini) e chi rimane fuori dalla trattativa. Lacrime di gioia dei familiari che riabbracciano i cari, d’angoscia per chi resta a braccia vuote. Volti scuri e malmostosi dei fedeli dei ministri dell’ultradestra che hanno parlato anche contro il proprio premier di ‘patto col demonio’ da rifiutare, perché guerra e sterminio è il proprio programma che non necessita di dettagliarsi sul termine genocidio, una parola che è un’insignificante sottigliezza, visto pensano di riprendersi tutto ciò che occupano e distruggono: Gaza, Cisgiordania, Alture del Golan per il Grande Israele che atterra e sotterra senza consolare il nemico. Lo umilia, lo fiacca, lo azzera fino a cancellarne ogni traccia. Eppure, com’è stato per altri agguati alla gente, per altre operazioni definite guerre, Hamas non è stato distrutto, è comunque l’interlocutore di questa sosta alla morte che può riaccendersi fra poco più d’un mese. Per ora  il patrono dell’accordo, il presidente americano che si gode il potere di far fare a Benjamin Netanyahu quel che gli comanda, predispone di trovar lui la soluzione a chi deve governare quel che resta di superstiti sfibrati, e se non si può prolungare in eterno il fantasma di Abu Mazen occorrerà inventare un nuovo raìs di comodo, affinché Israele possa essere per un periodo sazio della sua fame di sangue.

articolo pubblicato su http://enricocampofreda.blogspot.it

Di Enrico Campofreda

Giornalista. Ha scritto per Paese Sera, Il Messaggero, Corriere della Sera, Il Giornale, La Gazzetta dello Sport, Il Corriere dello Sport, Il Manifesto, Terra. Attualmente scrive di politica mediorientale per il mensile Confronti, per alcuni quotidiani online e sul blog http://enricocampofreda.blogspot.it/ Publicazioni: • L’urlo e il sorriso, 2007 • Hépou moi, 2010 • Diario di una primavera incompiuta, 2012 • Afghanistan fuori dall’Afghanistan, 2013 • Leggeri e pungenti, 2017 • Bitume, 2020 • Corazón andino, 2020 • Il ragazzo dai sali d’argento, 2021 • Pane, olio, vino e sale, 2022

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *