L‘artista meneghina Previtali in un’intervista racconta le sue tele che descrivono i paesaggi urbani della grande metropoli, in cui si percepisce il fermento della città in perenne movimento e trasformazione
Dal Ponte sul Naviglio della Richard Ginori ai grandi silos, dalla Torre Velasca agli scenari industriali delle periferie: le opere di Marina Previtali sono un concentrato di milanesità. Milano è la sua musa ispiratrice. Nelle sue tele, che ritraggono con una pennellata molto materica, densa, i paesaggi urbani della grande metropoli, si percepisce il fermento della città in perenne movimento e trasformazione. Si sente la velocità del suo divenire nella matericità grassa dei colori che disegnano forme accurate e, allo stesso tempo, sopraffatte e di nuovo ricostruite dal colore, soggette al cambiamento repentino della luce nell’incrocio di riflessi delle vetrate, sullo sfondo lattescente, grigio o giallo acido del cielo cittadino. Con pennellate marcate, sperimenta tutta la gamma dei grigi, interrompendo di quando in quando lo scenario anonimo della realtà urbana con lampi di colore: la luce che filtra da una finestra, l’illuminazione elettrica che si riflette sui tetti della stazione Centrale, il giallo ocra del terriccio di un cantiere. Al tempo stesso sono immagini urbane pronte a smaterializzarsi come se la citta potesse scomparire all’improvviso. A tratti Milano appare come una città fantasma o una specie di immenso luna-park abbandonato, dove non si rintraccia presenza umana, dove i colori insinuano languori e inquietudini esistenziali. Paesaggi urbani dialoganti con il paesaggio interiore dei ricordi. “Percorro strade, quartieri, periferie di Milano ritraendo, con la macchina fotografica da più tagli prospettici, dettagli di architetture e di spazi urbani . Parto dalla foto come documento visivo che poi voglio completamente trasfigurare, sono solo una traccia”, dice l’artista nata a Milano nel 1960 da padre bergamasco, diplomata al Liceo Artistico e poi il diploma di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Marina un tempo non amava Milano, e per dipingere andava sul lago d’Iseo: da buona milanese, sazia di grigio, cercava disperatamente prati e laghi, scorci di sereno. L’innamoramento per la sua città avviene solo negli anni Ottanta. “Sono partita dalla periferie, in particolare il paesaggio industriale e popolare di Bovisa, le sue fabbriche, i gasometri e le case a corte, e che stanno scomparendo. Nei luoghi dove si è fatta la storia ora resta il vuoto. Con il vuoto si è cancellata la memoria”. Occorre invece recuperare l’anima dei luoghi, come diceva il filosofo e psicoanalista americano James Hillman: “Mai lasciare che l’anima voli via dalle pietre”.
Descriviti con tre aggettivi
Testarda, determinata e mai soddisfatta dei risultati raggiunti.
La tua pittura?
E’ un tormentato fare e disfare, una mano dopo l’altra.,ci sono dipinti che potrei continuare all’infinito. Vi resiste un’urgenza mai appagata, che trova appunto nella pittura territorio di libera espressione.
Cosa è per te dipingere?
E’ possedere quello che senti. Usi l’esterno, usi il mondo, per significare quello che sei. Quello che si dipinge non è quello che vediamo, ma quello che siamo. Al mondo si scopre solo quello che ci portiamo dentro. La creatività non illustra, non imita, va alla ricerca della propria verità ideale, ognuno ha la sua. Luigi Ghirri, parlando della fotografia diceva: “In fondo in ogni visitazione dei luoghi portiamo con noi questo carico di già vissuto e già visto, ma lo sforzo che quotidianamente siamo portati a compiere, è quello di ritrovare uno sguardo che cancella e dimentica l’abitudine; non tanto per rivedere con occhi diversi quanto per la necessità di orientarsi di nuovo nello spazio e nel tempo”.
Come ti sei avvicinata alla pittura?
Da piccoli si fanno le cose e basta, senza rifletterci su, in modo istintivo. Mi bastava una scatola di matite colorate per sognare e isolarmi dalla realtà. Sin da piccolo sentivo questa cosa. Per mio figlio ho dovuto rallentare il passo, soprattutto i primi anni, quando era piccolo e aveva bisogno di me. Oggi il creare viene stretto tra paletti, tempi incastrati come i pezzi di un puzzle… Preferisco lavorare a tarda sera perché la notte mi aiuta a concentrare le energie e a potenziare la forza creativa.
Che importanza assume il colore nel tuo lavoro?
Il colore materico ha un grande valore. E’ steso con ampie pennellate rapide e decise e con spatola anche grosse, ma anche con velature delicate e trasparenti. Uso molto colori accesi. Il colore per me rappresenta la vita, il pensiero, il cuore, la gioia. La scelta del colore è intuitiva. Dipingo a olio da quando ho iniziato a dipingere. Mi piace usare l’olio perché molto diretto e per la sua consistenza.
Su tutto, si staglia La Torre Velasca, cogliendola da punti di vista sempre nuovi, inaspettati, sorprendenti. Sia quando campeggia senza rivali sulla tela, svettando sui tetti dei palazzi, sia quando è vista dal basso, integrata nel tessuto urbano e ancora quando, in un angolo del quadro, emerge sullo sfondo del cielo
Perché ovunque vada ma la ritrovo sempre. La Torre Velasca in tutta la magnificenza dei suoi 106 metri di altezza si erge come un totem urbano o una stella polare della citta. Si pone come l’anti-grattacielo, per la sua forma a fungo e il rivestimento di un caldo materiale granuloso di colore bruno, ispirato alle fortificazioni milanesi e lombarde.
Non ci sono figure umane nei tuoi dipinti. Gli spazi urbani non sono abitati dagli esseri umani, ma soltanto dagli edifici e dai cantieri, dai ponti e dai navigli, dalle strade e dai veicoli
I palazzi sono il volto della città e diventano dei simboli della condizione vissuta dagli abitanti, fra solitudine e socialità convulsiva.
Qualche anticipazione sui tuoi prossimi progetti?
Sono attratta da nuovi materiali: polveri di mattoni, sacchi di juta grezzi, catrame. Girando per i cantieri edili sto trovando materiali interessanti
Galleria Previtali è lo Spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea, è situata nella cerchia dei Navigli, in via Lombardini è situata nella cerchia dei Navigli, in un contesto di grande tradizione storica e artistica
La galleria festeggia i 20 anni di attività. Il nome Galleria Previtali è dedicato a mio padre. E’ stato lui, infatti, a incoraggiarci nell’intraprendere quest’avventura, essendo un grande appassionato d’arte e collezionista. invitandoci a intercettare talenti emergenti, ospitare mostre di artisti già affermati, insomma vivere l’arte come prassi di conoscenza, con l’obiettivo di perlustrare i nuovi linguaggi , scegliendo artisti capaci di rinnovare la loro ricerca stilistica . Ci piace organizzare non solo mostre ma anche incontri e dibattiti su tematiche che investono l’arte, la letteratura, il design, l’architettura.