Ennesimo lavoro letterario di Enrico Campofreda, giornalista esperto di politica mediorientale. Il libro narra la storia di due fratelli finiti in carcere per l’omicidio di un farmacista, reo di aver abusato della sorella. Sullo sfondo dell’epoca fascista, il protagonista Antonio conoscerà sogni e morte dei compagni d’armi e d’ideali, ma continuerà a lottare per un grande ideale: l’eguaglianza sociale

C’è vitalità e arte nell’esistenza di Antonio sia quando impugna per la prima volta il falcetto sotto lo sguardo paterno sciogliendo il cardiopalmo in un sorriso  disperso nelle flessuose onde d’un avvolgente bagliore cresciuto sulla terra; sia mentre scruta l’infinito dalla striminzita cella in cui è recluso. Prigioniero ma felice nella sua giovane età di non essere mancato all’appuntamento col fratello latitante e omicida. Un avvicinamento che gli sarà fatale.

Eppure Antonio, e i ragazzi come lui, non si sono mai tirati indietro. Prendendosi senza fiatare colpe e condanne, nomee e fucilate. Hanno imparato a vivere dove il disagio era di casa, ascoltando chi sapeva molto e l’offriva, facendone tesoro giorno dopo giorno. Antonio, e la gente come lui, hanno attraversato un pezzo di Storia mettendosi a cavalcioni sul Secolo breve, quando troppi italiani vivevano in povertà e chi li sfruttava godeva.

Antonio, e quelli come lui, hanno sognato l’eguaglianza afferrandone il cuore e quand’esso, sanguinante e infartuato rischiava di non battere più, l’hanno rivitalizzato con una personale moralità del lavoro. Poi sono morti, ma hanno vissuto bene. In questa vicenda personale e collettiva c’è uno squarcio di mondo rurale, tradizioni, conflitti, rieducazione, educazione vera. L’arte fatta lavoro, la migrazione e gli ideali, i sogni inseguiti continuando a pagare di persona. C’è l’esistenza onorata e dignitosa che gli umili, di origine e d’indole, sanno realizzare.  

Sinossi – E’ l’amore per la vita che conduce Antonio Cardea a non abbandonare il fratello Carmine, nascosto dopo l’omicidio-vendetta del farmacista del paese che aveva abusato della loro sorella. Quell’uomo non era solo conosciuto e facoltoso, era diventato podestà e pur cadavere si ritrovò al fianco il Regime fascista. I fratelli Cardea avranno presto al loro fianco i Carabinieri, non per sostegno ma per reciproco arresto, cui seguiranno due condanne. Finiranno uno all’ergastolo, l’altro in un carcere minorile. Comunque la vita spezzata di Antonio rifiorisce in cella, dove, pur osservando il mare solo in lontananza, potrà goderne dei colori e profumi. Inoltre farà un incontro che gli segnerà l’esistenza: Monaldo, l’insegnante ebanista, l’avvierà al lavoro della materia viva del legno. Non solo. Per Antonio e la classe di reclusi dediti alla falegnameria, Monaldo sarà anche un maestro di vita, cultura e politica. All’uscita dal riformatorio il ragazzo diventato uomo continuerà a dedicarsi all’arte appresa, ma avrà l’occhio  rivolto ai ceti oppressi. Sarà prima migrante a Marsiglia, dove incrocerà sguardi e sentimenti per Marianna, quindi combattente per la Spagna Repubblicana assediata dai reparti del golpista Franco, sostenuto dai dittatori Mussolini e Hitler. Nella sanguinosa e affliggente condizione di trincea Antonio conoscerà sogni e morte dei compagni d’armi e d’ideali, e le contraddizioni d’un Fronte popolare vittima delle proprie divisioni. A tenerlo in vita saranno la fortuna e gli struggenti tramonti su terreni desolati e martoriati dall’aviazione nemica. Pur senza poter usare le tinture, che l’intrigavano sin da bambino, Antonio continuerà a ricordare le immagini dei ‘maestri del colore’ mostrate di soppiatto da Monaldo durante le lezioni. Lo speciale maestro propinava capolavori artistici e scritti marxiani, caratterizzando la formazione del giovane recluso diventato comunista. E pure davanti al fallimento di ogni socialismo reale, l’Antonio maturo, stimato maestro di pialla e sgorbio, applicherà al suo impegno artigiano coerenti princìpi di equità sociale secondo personalissimi criteri di un’utopica società degli eguali. Continuando a rivolgere il cuore a ogni entità amata, umana e ideale.

Per eventuale prenotazione https://www.calibanoeditore.com/libri/L’intagliatore_Enrico_Campofreda_

Di Marcella Baldassini

Grafico editoriale e giornalista professionista iscritta all’Ordine nel 1994. Ho curato la veste grafica per numerose riviste di arredamento (Domus, Gioia Casa, Spazio Casa) e settimanali femminili di attualità, gossip e benessere (Gente, Vitality). Da sempre appassionata d’arte, design, e psicologia. Ho lavorato, inoltre, con l’Editoriale Domus, Rusconi Editore - Hearst, Editoriale Jackson e in varie agenzie di pubblicità come visual. Ho collaborato anche con ultimaparola.net e stadio5.it

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