Uomini che fanno il bagno (1913-1915)

Palazzo Reale, accanto al Duomo di Milano, fino al 26 gennaio 2025, ospita la mostra di Munch, grande pittore scandinavo che con le sue opere racconta attraverso le immagini ciò che è dentro di noi, emozioni e stati d’animo

“Attraverso la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria”.

Edvard Munch scrive nel suo quaderno questa frase pregna di significato a 70 anni, morirà circa 12 anni dopo. L’anzianità lo fa riflettere sul significato della sua opera e sul senso del suo operato. Come per altri artisti, anche Munch ha cercato con la sua arte un modo per esprimere tutto il mondo emozionale dell’essere umano, per rimandarcelo attraverso la pittura e l’opera grafica.

Il suo mondo emotivo è anche il nostro. Lui lo ha confezionato per noi, senza maschere ma con la totale autenticità di chi ne ha esperienza diretta. Il pittore norvegese si può definire essenzialmente un espressionista. Il significato insito nella parola “dare espressione e nel caso dell’artista, attraverso le immagini, di ciò che è dentro di noi, emozioni e stati d’animo anche attraverso colori che diventano simbolici per gli stessi stati d’animo”. Paul Gaugin diceva “se senti il mare rosso, dipingilo così” anche se in realtà la rappresentazione canonica di come tutti lo vediamo è il blu. Simbolismo ed espressionismo si alternano nelle opere di Munch, per rimandarci sia nella prima parte che nella seconda parte della mostra una conoscenza pittorica che dalle prime rappresentazioni, più tecnicamente impressioniste si slancia verso una tecnica pittorica con pennellate più segniche e colori forti che ci riconducono direttamente alle emozioni forti.

Morte, vita, amore, eros e thanatos. In Munch c’è la rappresentazione di tutto questo. Di chi ha compreso e per questo ha il dovere di aiutare a comprendere.

Al capezzale della morte 1893

La Mostra Il percorso espositivo, corredato da pannelli blu cobalto che mettono in risalto l’opera espressiva dell’artista, si apre con pannelli introduttivi molto esplicativi e ben impaginati che aiutano il visitatore a conoscere un artista complesso e prolifero in vita di esperienze e opere. All’interno il visitatore potrà anche sperimentare in un piccolo spazio interattivo, i colori, le linee e i tagli prospettici che l’artista progettava per i suoi dipinti e incisioni. Nelle prime sale possiamo concentrarci sulle opere che riguardano da sempre gli eventi tragici della sua famiglia. La sorella Laura, considerata incurabile per problemi psicologici, la morte della madre, quando l’artista era ancora piccolo, e la morte in seguito dell’altra sorella Sophie, per tubercolosi e del fratello in giovane età.  Questi eventi influirono moltissimo sugli stati d’animo e sull’opera dell’artista. Sarà la zia Karen e non il padre a prendersi cura di lui ed a iniziarlo all’arte della pittura.

Edvard Munch, formazione artistica e intellettuale Nel 1880 lasciata la formazione in ingegneria si iscrive all’Accademia di Kristiania, attuale Oslo, frequenta il circolo Bohémiens della città. Entra nella cerchia di artisti e scrittori e conosce Hans Henrik Jæger, scrittore e filosofo norvegese, nato a Oslo. Nel suo libro “La Bohème di Kristiania”, propone l’amore libero e la rivoluzione dai canoni borghesi. Il libro viene ritirato dal mercato e rimesso in vendita solo 50 anni dopo. Munch ritrasse l’amico e un suo dipinto illustrò la copertina del libro scandaloso.

Drinking 1907

Esposizione Universale a Parigi e gli anni Berlinesi Nel 1889 espone a Parigi nel padiglione norvegese dell’Esposizione Universale e conosce l’opera di Vincent van Gogh, Henri de Toulouse-Lautrec e Gauguin. Tre anni dopo viene invitato dall’associazione degli Artisti di Berlino ad esporre nella capitale tedesca e le sue opere suscitano un tale scandalo che gli organizzatori sono costretti a chiudere la mostra. Il periodo berlinese si rivela comunque propizio per nuove conoscenze e per l’acquisizione della tecnica dell’incisione per la quale diventerà molto noto. Qui incontra Mathilde Larsen-Tulla con la quale  vivrà una relazione d’amore molto tormentata ma coronata anche da viaggi in Italia. Nello stesso periodo dipinge la sua opera più iconica, l’Urlo e inizia a concepire “Il fregio della vita”, 1893-1918 costituito dalle opere che il pittore elabora nel corso del suo lavoro. Il fregio rappresenta come in una sinfonia musicale le fasi emotive del suo vissuto e illustra quattro temi fondamentali: il risveglio dell’amore, l’amore che fiorisce e passa, la paura di vivere e la morte. Un’opera espressionista nella tecnica e anche simbolista nel contenuto.

L’incontro con Mathilde Larsen-Tulla Dopo la tormentata relazione, di cui in mostra troviamo alcune rappresentazioni come “La morte di Marat”. In questa opera, Munch si rappresenta come Jean Paul Marat, rivoluzionario francese assassinato nel 1793 e Tulla Larsen come Charlotte Corday che vigila sul corpo del pittore immobile. L’altra opera che mostra la sofferenza per la fine della relazione è rappresentata dall’autoritratto con Tulla che l’artista taglia volutamente a metà a significare il divorzio simbolico avvenuto nel 1902.

La morte di Marat.1907

La nuova visione simbolista e vitalista L’artista, in seguito alla tragica esperienza, chiederà aiuto al dottor Daniel Jacobson e si trasferirà per un periodo nella clinica privata a Copenaghen. Qui continuerà a produrre opere grafiche e dipinti che diverranno nel periodo successivo alle cure mediche, opere più vitaliste e inni alla vita. “Il sole”, che dipinge nel 1910 sarà il fulcro dei murales installati nell’aula dell’Università di Oslo. L’artista dipinge sulla tela, bianco su bianco per esaltare la luce radiante. Ai murales Munch lavorò ben 7 anni.  Il sole, simbolo supremo del vitalismo fu la prima grande opera pubblica di Munch. L’idea era quella di rimandare al pubblico attraverso le immagini la connessione tra vita e morte e l’idea della ciclicità della nostra permanenza sulla terra. Questa è l’eternità. Anche nel dipinto “Uomini al bagno”, Munch dipinge uomini nudi probabilmente nelle spiagge baltiche di Warnemünde, destinazioni attraenti per i cittadini dei primi del novecento. “Sono nato di nuovo” dice Munch, in perfetta sintonia con le teorie vitaliste del periodo, che teorizzavano il fatto che gli uomini avevano un’energia vitale da riscoprire e vivere. Il sole, il mare e la spiaggia erano diventati  i motivi per cui gioire e dipingere lì in quel momento.

La grande retrospettiva, celebrata dopo 40 anni dall’ultima mostra a Milano è stata promossa dal Comune di Milano Cultura con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo Munch di Oslo che ha prestato per la realizzazione dell’esposizione ben 100 opere.

Mostra di Edvard Munch, : Il grido interiore

fino al 26 gennaio 2025 a Palazzo Reale, P.zza del Duomo, Milano

Info: palazzorealemilano.it

Orario

Da martedì a domenica ore 10:00-19:30,
giovedì chiusura alle 22:30.
Ultimo ingresso un’ora prima.
Lunedì chiuso.

Biglietti

Open: € 17,00
Intero: € 15,00
Ridotto: € 13,00

Di Marcella Baldassini

Grafico editoriale e giornalista professionista iscritta all’Ordine nel 1994. Ho curato la veste grafica per numerose riviste di arredamento (Domus, Gioia Casa, Spazio Casa) e settimanali femminili di attualità, gossip e benessere (Gente, Vitality). Da sempre appassionata d’arte, design, e psicologia. Ho lavorato, inoltre, con l’Editoriale Domus, Rusconi Editore - Hearst, Editoriale Jackson e in varie agenzie di pubblicità come visual. Ho collaborato anche con ultimaparola.net e stadio5.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *