Remo Freuler esulta dopo aver segnato il gol dell'1-0

L’Italia esce da Euro 2024 superata in modo netto dalla Svizzera. Spalletti è sotto accusa, ma anche quasi tutti i giocatori non hanno rispettato le attese. La crisi del nostro calcio parte da lontano

Al peggio non c’è mai fine. La Svizzera ci ha preso a schiaffi. Inaspettati? A essere onesti, no. Abbiamo visto la nostra nazionale in quattro partite giocare (quasi) sempre male. E’ stata una partita a senso unico, senza riuscire una volta a impensierire la retroguardia elvetica. Gianluigi Donnarumma è stato superlativo su Breel Embolo, scattato sul filo del fuorigioco. Ancora una volta il nostro portiere era riuscito a superarsi per mantenerci in partita. Era il preludio di una serata che si rivelerà un disastro. Il gol di Remo Freuler, su assist di Ruben Vargas, è l’inizio della fine. Il centrocampista del Bologna buca Donnarumma sul primo palo dopo essersi inserito in area di rigore, ma soprattutto dopo che la Svizzera aveva eseguito 33 passaggi, senza che nessun azzurro fosse riuscito a toccare il pallone.

Possiamo parlare di tante cose. Di certo non possiamo parlare di pressing di squadra o pressione individuale. Neanche di reazione alla palla persa. Vedere il gol di Vargas, dopo l’errore di Nicolò Fagioli, che indisturbato è entrato in area e con un tiro a ‘giro’ ha superato l’incolpevole portierone azzurro. Una prova incomprensibile figlia di errori, scelte e letture sbagliate in molte situazioni. Puntare il dito contro Luciano Spalletti è facile, ma è riduttivo se non analizziamo lo stato del calcio italiano in piena crisi d’identità. Le nostre nazionali giovanili stanno facendo incetta di risultati clamorosi, ma quando alziamo il naso all’insù non troviamo nulla. Manca lo step alla nazionale maggiore, forse per una cultura manichea, che non dà tempo agli errori, ai giovani, alla crescita.

L’uscita di scena dall’Europeo è una delle pagine più nere del nostro calcio. Non ci sono più campioni, dato non trascurabile, ma anche nel 2021 non ce n’erano, anche se Giorgio Chiellini (quasi 37enne all’epoca) e Leonardo Bonucci (34enne) erano leader ed esperienza, che in quest’Italia sono mancate. C’è altro. Giocatori svogliati, mancanza d’identità di gioco (qui Spalletti deve fare una riflessione), poco animus pugnandi, condizione psico-fisica rivedibile. Non abbiamo visto il sacro fuoco di manciniana memoria, abbracciata dalla fortuna, ma anche con prestazioni coraggiose, che ci hanno portato a trionfare. Non eravamo favoriti allora, non eravamo favoriti oggi, ma la differenza di rendimento è stata abissale. Spalletti ha avuto una decina di partite per preparare questo Europeo, Mancini ne ebbe molte di più.

A volte, però, è giusto ricordare che la differenza la fanno i giocatori, né schemi, né moduli. Puntare il dito anche contro di loro non è peccato. Al di là delle scelte. Il CT non ha lasciato a casa Garrincha o Pelé, Diego Armando Maradona o Zinedine Zidane, ma Matteo Politano e Riccardo Orsolini, non proprio campioni dell’universo mondo. Spalletti fa male a parlare di infortunati, perché Francesco Acerbi e Giorgio Scalvini con tutto il rispetto, non fanno la differenza del mondo. Forse con il centrale dell’Inter il tecnico di Certaldo avrebbe potuto schierare la difesa a tre, ma probabilmente non avrebbe fatto scoprire al calcio internazionale Riccardo Calafiori, l’unica grande bella novità di questa spedizione. Il nostro calcio non è in salute. I club non hanno stadi, da cui potrebbero avere profitti molto maggiori, più appeal nei diritti televisivi e anche nel merchandising. Poi ci sono i settori giovanili, dove fanno quello che possono. Lo sport non può diventare un lusso. Le scuole non fanno quello che dovrebbero fare. Partire da lì per fare tante cose. Istruzione e sport sono diventati una spesa. Per qualcuno tagliare è lo sport che riesce meglio.

Di Beppe Vigani

Giornalista professionista iscritto all'Ordine dal 1993. Corrispondente, in passato, del Corriere dello Sport e delle Agenzie radiofoniche AGR e CNR, redattore a La Notte, Infront, radio MilanInter e radio Number One, oltre ad altre innumerevoli collaborazioni. Opinionista, attualmente, di Telelombardia e Top Calcio 24-7Gold

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