Il ritardo di condizione e preparazione sono costati al tennista italiano la sconfitta contro Alcaraz al Roland Garros, ma anche la possibilità di recuperare la forma fisica in vista di Wimbledon. Con il numero 1 nel ranking in tasca
Prima di farsi cattolico Enrico IV pronunciò la famosa espressione: “Parigi val bene una messa”, indicando con tali parole che “vale la pena sacrificarsi per ottenere uno scopo alto”. Non deve allarmare, quindi, la sconfitta di Jannik Sinner contro il fenomeno Carlos Alcaraz, che poi vincerà il torneo, probabilmente il genio assoluto del tennis mondiale. Troppo poco il tempo per tornare in piena forma psico-fisica, soprattutto se si parla del Roland Garros, un torneo del Grande Slam, definito il campionato mondiale su terra rossa. Il problema all’anca (conflitto femore-acetabolare), ha minato nella condizione il campione di San Candido, che proprio a Parigi ha trovato il trono del ranking mondiale. In questo tennis non è possibile affrontare Alcaraz o Novak Đoković se non si è in piena forma. Nonostante la sconfitta e il sacrificio è arrivato il primo posto nella classifica mondiale. A nessun italiano era mai successo.
I primi tre tennisti al mondo (nell’ordine proprio Sinner, Đoković, Alcaraz) sono inarrivabili per chiunque, attualmente, superarli non è facile per nessuno. L’italiano dispone di una tenacia, un carattere a prova di kryptonite e colpi importanti, nonché una lettura del gioco considerevole e continuità di rendimento. Il serbo è eleganza, astuzia, solidità e una tecnica superba, mentre lo spagnolo è la creatività, il genio, giocate uniche che manda in visibilio gli spettatori, ma anche discontinuità e cali di rendimento, a volte, preoccupanti per il talento di cui è dotato. Proprio per questi motivi, i tre sono inarrivabili per chiunque a pari condizione. E anche tra i tre vince chi è il più in forma. Nella semifinale del Roland Garros, Sinner non poteva andare più in là. Era quasi impossibile, se fosse arrivate al quinto set. Perché la condizione fisica gli avrebbe presentato il conto, e così è stato.
La preparazione fisica, la corsa, i continui spostamenti che uno come Alcaraz sottopone a ogni tipo di avversario sono logoranti e chiedono un dispendio di energie psico-fisiche notevoli, insormontabili per chi non è al cento per cento della condizione. Đoković ha vinto con una gamba sola con Francisco Cerúndolo, per la lesione del menisco accadutogli proprio durante il match contro l’argentino, n. 23 del mondo, non proprio un pivello. Perché la differenza tra i primi tre e quelli subito dopo Alexander Zverev, Daniil Medvedev, Andrej Rublëv, Casper Ruud, Hurbert Hurkacz, Alex de Minaur e Grigor Dimitrov, tanto per citare dal quarto alla decima posizione del ranking ATP, è notevole. Zverev ha vinto Roma perché un Djokovic svogliato e non in grande condizione si era sportivamente suicidato nel match con Alejandro Tabilo, che alla fine gli è costato il numero uno del ranking, poi perso a Parigi. Un problema mentale che è il nemico acerrimo dei più grandi. Ora appuntamento a Wimbledon, dove non ci sarà Đoković, ma un Sinner che avrà il tempo per recuperare e prepararsi bene. E allora saranno dolori per tutti.