Gli azzurri sul più bello si piegano alla Francia e buttano alle ortiche il primo posto del girone di Nations League. Spalletti ancora una volta paga a caro prezzo il suo pensiero…
A Parigi l’Italia deve avere cullato il sogno dell’invincibilità, a San Siro la moneta è diventata bucata. Della Francia Luciano Spalletti deve aver pensato di farne un solo boccone, che gli è rimasto indigesto. Passo indietro rispetto alle ultime prestazioni, quasi una capovolta al contrario. Le dichiarazioni pre-gara del ct di Certaldo non hanno aperto la vigilia con serenità. Il suo contenuto è parso molto arrogante, quasi a giustificare il suo fallimento inopinato all’Europeo. Passi la sconfitta con la Spagna, ingiocabile e quasi misericordiosa se pensiamo alla mancata goleada, poiché in porta c’era un certo Gigio Donnarumma che ha salvato la faccia alla nostra nazionale con parate da fuoriclasse. Il resto è completamente da dimenticare, compreso le due vittorie con Albania e Croazia. La sconfitta con la Svizzera è stata una rumba senza precedenti.
Il vate toscano ha invece sottolineato che quella spedizione ha avuto un solo momento negativo, quello con gli elvetici, che ci hanno estromesso dal torneo. Purtroppo il castello di carta cade fragorosamente sotto una menzogna del genere. Non conta solo il risultato. Quando una squadra gioca al massimo delle proprie possibilità, chiunque ha nulla da obiettare, in caso contrario tutto è in discussione. Come quella Nazionale. Male in difesa, pessima a centrocampo, assente in attacco. Tutt’altra musica in Nations League. Bene a Parigi, non male con Israele, in casa con il Belgio abbiamo pagato l’espulsione di Lorenzo Pellegrini al 38′ in pieno dominio. Il pareggio ha convinto poco, ma un pareggio è stato portato a casa. Poi corsari a Bruxelles contro una squadra rimaneggiata, ma viva e volitiva. Italia equilibrata che ha lasciato poco da rosicchiare agli avversari.
Infine San Siro. Un gol subito dopo due minuti. Adrien Rabiot uccella Alessandro Buongiorno, in netto ritardo. Guglielmo Vicario a guardare. Poi tanta legna, pochi frutti sull’albero. La punizione di Lucas Digne è uno spettacolo. Due pere subite dai cugini d’Oltralpe sono tante da recuperare. Una montagna da scalare. Poi la sgasata di Federico Dimarco accarezzata da una zampata di Andrea Cambiaso e la musica cambia. Rabiot, ancora di testa su calcio piazzato, certifica la sconfitta azzurra. Un timbro sul pacco di Spalletti che pensava di aver inventato l’acqua calda. L’Italia senza cervello, con un attacco sgonfio mai può superare i transalpini, arrivati a Milano senza Kylian Mbappé e Ousmane Dembélé. Sembravano spenti e invece sono rinati, anche per colpa di alcune scelte bislacche. Nicolò Barella non può fare il trequartista, perché al suo posto non c’è nessuno al suo livello. Manuel Locatelli non è un regista. Nicolò Rovella sì. Non sappiamo perché il primo abbia preso il posto del secondo. Didier Deschamps ringrazia. L’Italia no.