La nazionale di Spalletti supera sorprendentemente la Francia e archivia la pratica Israele con prestazioni incoraggianti. Gli azzurri sembrano rinati, quindi gli Europei sembrerebbero dimenticati. Forse…
Settant’anni dopo la nostra nazionale supera al Parco dei Principi la Francia di sua maestà Kylian Mbappé e già questo sembra un miracolo divino, visti i recenti Europei. Per chi ci crede, ovviamente. Per i miscredenti la verità è un’altra. Modulo indovinato, giocatori al posto giusto e il dado è tratto. Non è tutto. Il protagonismo di Luciano Spalletti ha fatto un passo indietro, la guardia carceraria è stata abolita e l’empatia tutto d’un tratto appare ritrovata. Poi mettiamo la condizione dei Federico Dimarco, Alessandro Bastoni, Samuele Ricci (lanciato nel ruolo che era di Jorginho con tanta freschezza in più), Davide Frattesi e Moise Kean e tutto torna. Oppure, parlando sempre del match coi transalpini, dall’altra parte c’è un commissario tecnico (Didier Deschamps) che non riesce più a trasmettere motivazioni a un gruppo sin troppo consolidato e voglioso di altre esperienze. Dodici anni da selezionatore sono tanti anche per uno che con i Blues ha vinto tutto.
Alla Bozsik Arena di Budapest, contro Israele mancavano Riccardo Calafiori, Giovanni Di Lorenzo (complicata la sua prestazione contro i francesi), Andrea Cambiaso, Mateo Retegui e Lorenzo Pellegrini (prova insufficiente nel match di Parigi), ma lo spettacolo è stato dignitoso. Le motivazioni erano diverse, bastava molto meno per battere la formazione di Ran Ben Shimon, che soprattutto nel finale del match ha complicato le cose agli azzurri. Non è passato inosservata la prova di Manor Solomon, il furetto dei discendenti di Giacobbe. Autentica minaccia che gli azzurri poche volte sono riusciti a fermare. A dimostrazione che la fase difensiva necessita ancora di qualche registrata e che questa nazionale non può mai dormire sonni tranquilli, dimostrazione il gol subito al novantesimo.
Molte luci e poche ombre, ma godiamoci questi due successi come una panacea salvifica per il nostro calcio. Crediamo che, però, la prova più importante che ci farà delineare le linee di febbre degli azzurri sarà la prova contro il Belgio di Kevin De Bruyne, uno dei migliori registi avanzati al mondo. Se Spalletti riuscirà a trovare la continuità nelle prestazioni e a trovare un’identità marcata, allora la qualificazione al prossimo campionato mondiale potrebbe non essere più una chimera.