Il nuovo lavoro di Tedeschi prova a dare una risposta a come si preparano le città al domani. Un viaggio tra saggio e reportage. Fra cinema e letteratura, progetti avveniristici e soluzioni concrete, tecnologia e umanesimo
Le città sono i luoghi dove avvengono le maggiori innovazioni sociali, trasformazioni economiche e culturali che segnano il volto del nostro tempo: impatto della tecnologia, cambiamento degli stili di vita, la sfida ambientale. E dove sono nate nuove criticità in termini di vivibilità, qualità delle relazioni umane, qualità dell’ambiente e nuove disuguaglianze. Ecco perché , da tempo ormai, i progetti che cambiano il volto delle città sono al centro del dibattito pubblico e delle strategie di sviluppo internazionale. Una cosa è certa: qualcosa deve cambiare. Ma come si preparano le citta al domani? Prova a dare una risposta Metropolis Il futuro delle città (pubblicato da edizioni Solfanelli) . E’ un viaggio tra saggio e reportage. Fra cinema e letteratura , progetti avveniristici e soluzioni concrete, tecnologia e umanesimo. Ne è autore Pierparide Tedeschi. Giornalista e filmaker, curatore di mostre di arte contemporanea, fotografia e scenografia. Per le edizioni Condé Nast ha realizzato una collana di nove volumi su città e regioni italiane ed europee, viste attraverso la loro storia, la cultura, l’industria e l’arte.
Un vademecum prezioso per navigare le complesse acque della società digitale e dell’intelligenza artificiale, Perché il mondo digitale non è solo uno spazio neutro e democratico, bensì un terreno minato di potere e controllo. Il libro lascia aperta una domanda che dovrebbero guidare la nostra riflessione: in quale società vogliamo vivere nei prossimi anni? Niente è predeterminato.
Abbiamo intervistato l’autore
Partiamo dal titolo: Metropolis
Quasi cent’anni fa (1927) al tempo del muto, il regista Fritz Lang (che prima di diventare regista, era stato architetto) con il film Metropolis ha anticipato la visione distopica delle metropoli e delle megalopoli del futuro . In questo film simbolo, capolavoro dell’ espressionismo tedesco, Metropolis, la megalopoli del futuro, è divisa in due parti. Nella città di sopra , fra grattaceli altissimi e ripide sopraelevate percorse da macchine volanti , vivono i ricchi che godono di tutti gli agi, in quella inferiore, nei sotterranei ,gli operai, costretti a lavorare in condizioni disumane, fra ingranaggi e catene di montaggio .Fino a quando, un androide dalle sembianze femminili ispirerà gli operai alla rivolta. Una metafora che ancora oggi riaffiora in alcuni progetti di megalopoli ipertecnologiche e iper connesse dove, fra utopia e realtà, sotto la patina dell’ ambientalismo e della globalizzazione, si nasconde il desiderio di creare delle città-stato in cui poter esercitare liberamente il potere da parte di organizzazioni private incompatibili con le regole democratiche e la giustizia sociale.
Gli scenari del futuro, nella narrativa e nel cinema, oscillano fra utopie e distopie. Il tuo libro mette a confronto (senza pregiudizi e lontano da ogni ideologia) numerosi progetti e realizzazioni presenti sulla scena internazionale per cercare di comprendere il futuro delle nostre città.
La città e il suo futuro rappresenta l’interrogativo più urgente a cui rispondere. Le citta occupano solo il 3 per cento della superficie terrestre, ma per la prima volta nella storia della umanità piu della metà delle persone vive nei centri abitati, con la prospettiva di raggiungere due terzi, e sono responsabili del sessantacinque per cento del consumo globale di energia, entro il 2050e dell’80% delle emissioni di CO2. In altre parole, ogni azione intrapresa in campo urbano ha il potenziale per avere un grande impatto a livello globale.
Fra i rischi nel libro parli delle crescita delle diseguaglianze.
Sono problemi enormi che riguardano tutta l’Europa, il Nord America, le citta asiatiche. I capitali finanziari sono diventati i protagonisti delle trasformazioni urbane . Molte città da ricchi, rigorosamente smart, green, iperconnesse,, rispettose degli equilibri ambientali potranno contare su ingenti investimenti da destinare alla ricerca scientifica e tecnologica dove si concentreranno università, centri di studio e sedi di aziende internazionali, con connessioni ad alta velocità e un’intensa mobilità di capitale e di persone, mentre altre rischiano il declino. Diseguagliane anche all’interno della medesima città, dove un numero crescente di persone non ha una abitazione adeguata, a prezzi accessibili e servizi in campo sociale, scolastico e sanitario, intere parti della sua popolazione potranno essere emarginate..Le diseguaglianze negli spazi urbani saranno al centro della prossima esposizione della Triennale di Milano che si terrà nel 2025: la citta dei ricchi e la citta dei poveri.
Un capitolo del libro è dedicato alla videosorveglianza.
Quando si parla di smart city, il tema della sicurezza dei dati e/o della privacy è fondamentale. Più i dispositivi digitali sono connessi (e tracciati), più servono misure per una corretta gestione dei dati personali. Il social scoring, o punteggio sociale è forse del caso più estremo dei pericoli: è un sistema che arriva a prevedere tutta una serie di punizioni o limitazioni per i cittadini che mettono in atto comportamenti ritenuti scorretti. l più famoso e discusso è senza dubbio il modello cinese. Per quanto distopico possa suonare, è sicuramente questa la forma del totalitarismo del futuro.
Il progetto più futuristico?
Dall’Arabia Saudita al Giappone, dagli Stati Uniti a Singapore: nel mondo stanno sorgendo diversi progetti di città del futuro. Quella più avveneristica, che dovrebbe essere ultimata entro il 2030, è sicuramente The Line, una magalopoli orizzontale che si estenderà per 170 km nel deserto dell’Arabia Saudita. Tutta in verticale, una grande muraglia di specchi. Alimentata da energia rinnovabile, non ci saranno strade né auto
Dalla città intelligente alla città sensibile?
La smart city è in definitiva, una città che gestisce le risorse in modo intelligente, e mira a diventare economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente, ed è attenta alla qualità della vita e ai bisogni dei propri cittadini. Ma la tecnologia non sarà l’unico ingrediente del futuro: pian piano si è diffusa l’importante consapevolezza di mettere la persona al centro di qualsiasi progetto di innovazione tecnologica. Carlo Ratti, architetto e ingegnere, direttore del Senseable City Lab all’MIT di Boston.Ratti, ingegnere, architetto, docente al MIT di Boston e considerato tra i maggiori esperti mondiali nel campo dell’innovazione urbana , e che è stato, nominato Direttore della Biennale di Architettura per il 2025. preferisce parlare di senseable city, una città capace di sentire e capace di rispondere ai cittadini, mettendo l’azione degli individui al centro del processo partecipativo della progettazione urbana che negli tempi si è trasformata in un fenomeno quasi esclusivamente calato “dall’alto verso il basso”. Come scrive Italo Calvino “Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri,, sono luoghi di scambio, non soltanto di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi”. Occorre dunque, un profondo ripensamento delle modalità di progettazione degli spazi. Costruire un hotel, un supermercato, un centro culturale o un’area verde sono scelte molto diverse.
La metropoli con l’approccio più innovativo nella innovazione e sostenibilità?
Singapore, l’isola città-Stato situata a sud della Malesia. Di fatto c’è una pianificazione intelligente del traffico, con tutti i mezzi circolanti che sono interconnessi tra loro e si scambiano informazioni attraverso sensori smart in grado di attivare processi automatici. Tutto è rigorosamente all’insegna della sostenibilità, e sono stati installati pannelli solari persino sugli alberi con l’obiettivo di realizzare una città a impatto ambientale nullo. Le aree verdi, infatti, coprono quasi il 47% della superficie cittadina totale. I visionari di WOHA, celebre studio di architettura con sede a Singapore hanno immaginata per il 2100 come una città 50/50: metà della superficie è destinata alla natura e metà agli spazi urbani. Merita attenzione Tokio perché dimostra che nelle città enormi non servono molte auto. Ha investito nella rete ferroviaria e nella metropolitana. Un ulteriore deterrente: i prezzi altissimi dei parcheggi. Per acquistare un’automobile bisogna dimostrare di avere un box privato o un posto auto dove parcheggiare.
Come si preparano le città europee al domani?
Barcellona con il progetto Superilles, catalano che significa “superblocchi”, cioè pezzi di città all’interno dei quali lo spazio della città viene tolto alle auto e restituito ai pedoni e ai ciclisti. con la formazione di zone ciclopedonali e agli spazi verdi pubblici con parchi gioco. La città di Amsterdam sta integrando tecnologie intelligenti in vari aspetti della vita urbana, con risultati tangibili come l’illuminazione stradale ad alta efficienza energetica che si adatta al movimento dei pedoni e dei veicoli, riducendo così il consumo complessivo di energia. Helsinki si distingue per il suo sistema di riscaldamento e raffreddamento a distretto, uno dei più grandi e efficienti al mondo.
Nel libro parli del lavoro di Diébédo Francis Kéré, nato in un poverissimo villaggio-comunità in Burkina, residente a Berlino .il primo architetto africano cui nel 2022 è stato assegnato il prestigioso premio Pritzke, per il suo approccio innovativo, ecologico e sostenibile.
E’ uno dei progettisti che meglio esprimono il mutamento in atto attraverso un lavoro molto attento all ambiente, basato sul recupero dei materiali tradizionali, più semplici ed economici, ma contemporaneamente rivolto al futuro, come il villaggio scolastico (alloggi per i maestri, un centro d’incontro per le donne, una biblioteca, la scuola secondaria) costruito a Gando, in Burkina Faso: uno straordinario esempio di architettura, bioclimatica, economia, tradizione e modernità. Una copertura di blocchi di terra cruda compressa, a cui è stato applicato un doppio tetto sollevato, così che l’aria possa fluire riparando comunque l’edificio dalla pioggia grazie ad una capriata in acciaio. L’obiettivo resta quello di un utilizzo saggio, definiamolo pure sostenibile, di materiali “altri”, ridimensionando quelli più costosi e difficilmente reperibili (portatori di dipendenza).
Concludiamo con un accenno anche al tuo ultimo docufilm Lucrezia e Joseph Beuys, finalista al NY City Independent Film Festival 2022, racconta il sodalizio di lavoro e amicizia di Lucrezia De Domizio, promotrice appassionata del suo pensiero attraverso libri, conferenze, mostre e donazioni con Joseph Beuys, il grande artista tedesco e performer (1921-1986) tra i protagonisti assoluti dell’arte del secondo dopoguerra. In difesa della natura.
Con la sua arte e la sua pratica artistica, Beuys ha precorso temi e riflessioni più che mai attuali: il rapporto tra uomo e Natura, dove per la prima volta l’arte si apre a significati, valori e problematiche che coinvolgono natura, filosofia, ecologia, antropologia, società, economia, politica. “Perché ciò che avviene nel nostro mondo, avviene anche dentro di noi”, Beuys diceva sempre.. A Bolognano (in provincia di Pescara) un piccolo, affascinante paese abruzzese, dove l’artista ha soggiornato più volte tra il 1972 e il 1985, nella tenuta che Lucrezia De Domizio e il marito Buby Durini gli mettono a disposizione, Beyus inizia a piantare, su una superficie di 15 ettari, 7000 arbusti ed alberi in via di estinzione dandogli il nome di “Piantagione Paradise”. L’azione, non va intesa solo in senso di salvaguardia dell ‘ecologico, ma va letta soprattutto in senso antropologico: difesa dell’uomo, dei valori umani e della creatività. “Noi piantiamo gli alberi e gli alberi piantano noi, poiché apparteniamo l’uno all’altro e dobbiamo esistere insieme”.