Festa Olympiakos alla fine della gara Credits: Getty Image

Per il secondo anno la Fiorentina perde la finale di Conference League. Questa volta a batterla è stato l’Olympiakos, che ha realizzato il gol della vittoria nel secondo tempo supplementare

Niente da fare. Dopo il West Ham è stato l’Olympiakos a soffiare la Conference League sotto il naso della Fiorentina. Nei supplementari la beffa, perché di beffa si parla. Sicuramente la partita è stata equilibrata, ma il gol è arrivato a quattro minuti dalla fine dei tempi supplementari. Il giustiziere è stato Ayoub El Kaabi, (11 gol in 9 partite di Conference League) che in questa partita aveva fatto poco, ma ha messo la zampata nel momento giusto. Vincenzo Italiano voleva vendicare Praga, ma ha trovato Atene che gli ha tolto il cuore nel momento peggiore. Per il tecnico dei greci José Luis Mendilibar, dopo la vittoria in Europa League con il Siviglia della stagione passata, ecco la conquista della Conference League.

Non si può non pensare agli errori di Giacomo Bonaventura e Christian Kouamé. Il giocatore italiano al 21′ nel cuore dell’area ha il tempo di caricare il destro e mirare, ma invece di scegliere la potenza si affida alla precisione, mentre su azione iniziata da M’Bala Nzola e proseguita da Dodò,l’ivoriano si ritrova in area da solo, ma il pallone diventa una salsiccia masticata sulla quale Kōnstantinos Tzolakīs (quasi meravigliato dall’errore) la getta in angolo. In Europa questi errori si pagano a caro prezzo. Infatti, mentre la finale si sta trascinando verso i rigori, al 116′, Santiago Hezze crossa per El Kaabi, che ruba il tempo a Luca Ranieri (colpevole di una marcatura maldestra) e infila in porta. Il Var controlla a lungo un possibile fuorigioco, mentre i viola protestano per un presunto fallo su Nikola Milenković (apparso netto), e poi conferma il gol che annienta gli uomini di Italiano.

A dire la verità il portiere della Fiorentina, Pietro Terracciano non è rimasto guardare la partita. E’ stato sicuramente il migliore della sua squadra. Nei primi venti minuti Daniele Podence aveva fatto impazzire Dodò. L’ex Wolverhampton nei primi minuti è sgusciato via un paio di volte e aveva creato pericoli in area sui quali il portiere campano si era mostrato pronto. Nella ripresa ancora l’estremo difensore viola Terracciano mostrava reattività da campione su Podence (sempre lui) e poi in uscita a valanga su El Kaabi lanciato in porta. Inoltre almeno quattro uscite che hanno rassicurato una difesa ogni tanto ballerina.

Un brutto epilogo, dopo una cavalcata magnifica. Mai come in questa partita la squadra di Italiano ha trovato difficoltà a trovare la via della rete. In Europa la mancanza di un attaccante che faccia gol con continuità è pesante. Per il secondo anno consecutivo questa lacuna si è fatta nuovamente sentire. L’anno scorso c’erano Luka Jovic e Arthur Cabral, ma non bastarono. Quest’anno con Andrea Belotti, Lukas Beltrán e Nzola è andata peggio. Ma è solo una magra consolazione, perché il protagonista annunciato Nico González è stato il vero assente ingiustificato.

Vincenzo Italiano al termine del match non si dà pace la sconfitta: “Dispiace. Anche oggi abbiamo avuto tante situazioni per andare in vantaggio e per pareggiarla all’ultima palla. Abbiamo lottato, sudato, abbiamo giocato contro una squadra che non ti permette di fare delle belle partite. Dispiace perché per l’ennesima volta non meritiamo di perdere una partita del genere. È una grande delusione”.

Con gli occhi lucidi continua il tecnico italiano: “Erano tutti pronti e concentrati. Queste sono partite in cui si può non incidere come si vorrebbe. Tutti quelli che sono scesi in campo hanno dato quello che potevano dare. Ci gira male in queste finali, non riusciamo a trovare quello spunto che abbiamo di solito. Gira così, dispiace molto. Tutti hanno cercato di dare il massimo. L’ho detto anche a Ceferin, ancora una volta sconfitti in finale negli ultimi minuti. Fa male”.

Poi la domanda che fa scappare chiunque, sul futuro: “Perdere fa sempre male. Arrivare in fondo è un grande merito, ma non siamo riusciti ad alzare un trofeo. Fa parte del nostro processo di crescita, anche se il cammino viene un po’ macchiato quando vedi piangere i ragazzi. Eravamo convinti in un epilogo diverso rispetto allo scorso anno. In questo momento anche io sono troppo deluso e dispiaciuto perché perché ero il primo a crederci, domenica ci aspetta un’altra partita a Bergamo poi si chiuderà la stagione e parlerò con la società”.

Conclude sulla gestione della gara: “Forse nei supplementari la stanchezza o il non rischiare qualcosa in più ha inciso un po’, ma fino ai supplementari ha fatto quello che doveva fare. Potevamo gestire qualche pallone in più, cercando magari un po’ di più Ikone e Beltran. Poi stanchezza e timore non ci hanno permesso di essere lucidi e purtroppo abbiamo perso anche quella”.

Di Beppe Vigani

Giornalista professionista iscritto all'Ordine dal 1993. Corrispondente, in passato, del Corriere dello Sport e delle Agenzie radiofoniche AGR e CNR, redattore a La Notte, Infront, radio MilanInter e radio Number One, oltre ad altre innumerevoli collaborazioni. Opinionista, attualmente, di Telelombardia e Top Calcio 24-7Gold

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