I bianconeri perdono la quarta partita nelle ultime nove. Ora Allegri guarda dietro. Bella prestazione, invece, dei rossoneri che sbancano Firenze

Spostando le lancette dell’orologio di un paio d’ore, la Juventus, ancora una volta, è capitolata. E’ bastato un gol di Adam Marušić per far sprofondare i bianconeri in una crisi più mentale che fisica. La sconfitta arrivata all’ultimo secondo in casa della Lazio alimenta un momento di tensione che dura da troppo tempo. Nelle ultime nove partite si riscontra un solo successo, col Frosinone, e per giunta al fotofinish. Ora Massimiliano Allegri appare sempre di più sotto assedio. Questa sconfitta sembra sempre di più un biglietto d’addio. E non basta la Coppa Italia come ha sottolineato a fine partita il portiere Wojeciech Szczesny: “La vittoria della Coppa Italia rendere soddisfacente la stagione? Ora sì, due mesi fa avrei dato di no. Ora rimane l’unico trofeo che possiamo potare a casa. Ovviamene anche la Champions è un obiettivo importante. A livello di energia il gruppo è stato carico per 6-7 mesi perché avevamo il sogno scudetto, poi quando ci è scappato questo sogno abbiamo perso qualcosa. Ma questa non può essere una scusa perché fare una vittoria in 9 partite non è una cosa da Juventus”.

Non è il caso di andare sulla partita, dove la Lazio ha meritato di vincere, nonostante la partita non sia stata indimenticabile. Male la difesa bianconera. Il rientro di Mattia De Sciglio, lontano dai campi di gioco dal 3 maggio del 2023, è stato da dimenticare, tanto che il tecnico lo ha dovuto sostituire dopo solo quarantacinque minuti. Il resto è stato un match in cui la Juventus è stata più volte stata messa in difficoltà. Ora alla Continassa si attendono ore bollenti. Il futuro di Allegri è sempre di più a rischio. In settimana si attendono sviluppi.

Il Milan esce vittorioso da uno degli stadi più difficili della Serie A, rispolverando un Rafa Leao sempre più determinante. L’assenza di Theo Hernández, sostituito da Alessandro Florenzi non nel formato migliore, alla fine, è passata inosservata, nonostante il solito gol subito. Dall’altra parte non ha demeritato la Fiorentina che ha fallito alcune occasioni e, più di una volta, è andata a sbattere contro il muro di Mike Maignan, tornato alle vecchie abitudini. Mastica amaro Vincenzo Italiano che ha lasciato in panchina Nico Gonzalez, sulla trequarti preferendogli il tridente Jonathan Ikone, Lucas Beltran e Christian Kouamé a supporto di Andrea Belotti. 

Dall’altra parte, Stefano Pioli ha lasciato nei box Christian Pulisic e ha tirato a lucido Samuel Chukwueze che con Ruben Loftus-Cheek e Leao hanno formato il tridente alle spalle di Olivier Giroud. Il maggior equilibrio della squadra rossonera ha avuto la meglio contro una compagine pericolosa, ma molto fragile dietro. Bravo Pietro Terracciano, che fino alla fine ha cercato di tenere a galla i suoi. Male i centrali delle due squadre: Fikayo Tomori è apparso un po’ impacciato e lontano da quel giocatore che siamo stati abituati a vedere, mentre tra i viola la prestazione di Nikola Milenkovic è stata disastrosa: gravi le sue responsabilità su entrambi i gol.

Di Beppe Vigani

Giornalista professionista iscritto all'Ordine dal 1993. Corrispondente, in passato, del Corriere dello Sport e delle Agenzie radiofoniche AGR e CNR, redattore a La Notte, Infront, radio MilanInter e radio Number One, oltre ad altre innumerevoli collaborazioni. Opinionista, attualmente, di Telelombardia e Top Calcio 24-7Gold

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