La grande artista, per celebrare il centenario della nascita del celebre soprano, si esibisce in una delle sue grandi performances alla Galleria UniVerso, Palazzo del Rettorato di Torino

Sette quadri. Sette arie. Sette eroine tragiche del melodramma. Sette movimenti verso destini di morte vissuti con drammatica forza o rassegnata violenza. E la potenza di un mito: la Divina, insuperata Maria Callas. Marina Abramović sorprende ancora, Questa volta nel suo omaggio al grande soprano. Alla sua maniera. Con Seven deaths of Maria Callas. Una suggestiva video installazione che nell’ambito del progetto Icona Callas, per celebrare il centenario della nascita del celebre soprano, l’Università di Torino propone in esclusiva per l’Italia fino al 29 febbraio, alla Galleria UniVerso, Palazzo del Rettorato.

Marina Abramović, pioniera della performances e che del suo corpo ha fatto uno strumento artistico sin dagli anni Settanta, al limite dell’autolesionismo, dà corpo e persona ad alcune celebri eroine del melodramma che muoiono di morte violenta di/per amore, rese uniche dalla interpretazioni ormai leggendarie della Callas . L’opera si conclude con un’ottava e ultima morte: la scena  ambientata nella camera da letto della casa parigina di Maria, Callas in Avenue Mandel 36 con la rievocazione poetica degli ultimi istanti di vita dell’artista. “Sono sempre stata affascinata dalla sua vita ma anche dalla sua morte.  Lei  morta per amore, di crepacuore, come le donne che cantava. Perché l’uomo che la uccide ogni volta in scena  sempre lo stesso, Aristotele Onassis“,  ha dichiarato l’artista serba, 77 anni compiuti il 30 novembre.

Alle spalle, della videoinstallazione, c’è l’omonima opera teatrale che l’artista serba ha presentato in anteprima mondiale alla Bayerische Staatsoper di Monaco, nel settembre 2020 e dopo alcune tappe internazionali ha portato per la prima volta in Italia, al Teatro San Carlo di Napoli nel maggio 2022 e a Londra all’English National Opera nel novembre 2023. Un progetto a lungo pensato e rimandato.  La Callas dimora da sempre nel cuore di Marina. “Ho scoperto la sua voce a 14 anni”, ha raccontato nella sua autobiografia Attraversare i muri. “Sedevo nella cucina di mia nonna che aveva sempre la radio accesa. A un certo punto ascolto una voce: ricordo di essermi alzata in piedi ed essermi messa a piangere. Non avevo idea di chi fosse quella voce, era una voce di donna e lo speaker disse che era la voce di Maria Callas“. Ma il motivo che ha spinto Abramović a mettere in scena la Callas è anche un altro. C’è  qualcosa in comune fra loro. Una somiglianza (“abbiamo  avuto madri forti che ci hanno rubato l’infanzia…). Un sentire comune. l’essere possedute dall’arte e dall’amore, , il donarsi strenuamente”.  Il riferimento  è a Ulay, il suo collega e compagno, e l’addio clamoroso e spettacolare sulle alture della Muraglia cinese.

Willem Defoe e Marina Abramović

La video installazione, in proiezione a Torino, è uno spettacolo totalmente immersivo. Non sembra di guardare uno schermo ma di partecipare a una performance in presenza, dal vivo. Sommersi da immagini forti, drammatiche. Ravvicinate.  La performer ha infatti dato precise disposizioni su come devono essere le sedute (poltrone sacco) e sulla metratura della stanza per la videoproiezione del filmato, uno spazio raccolto , per coinvolgere e creare un’intimità tra l’artista e lo spettatore. Le parole non servono a trasmetterci il dolore che porta con sé.. Bastano i suoi occhi fissi che guardano lo spettatore. I primi piani sul viso dell’Abramovic che  ci parlano di solitudine e di sofferenza..
90 minuti nella chiave simbolica del sette (numero magico per eccellenza, associato alla completezza, caro alla Abramovic,) per entrare in un gioco di specchi riflettenti vita e morte , ruoli di scena ed esistenza reale, fisicità del corpo e le vibrazioni di un anima. Uno spettacolo potente, multimediale, di cui la Abramovic ne è autrice, interprete, regista e scenografa che unisce lirica, performance, cinema e video arte. Deserti postatomici, arene da torero, grattaceli newyorchesi. Cieli cangianti . Dal chiarissimo e azzurro colmo di nuvole al cielo scuro, a quello nerissimo, fino al cielo rosso che è il rogo in cui Norma morirà . La voce della Callas che interpreta le celebri arie avvolge e satura lo spazio . Al di là del tempo e dello spazio.

Mettendosi al centro della scena- tra due estremi energia pura e immobilità assoluta- l’Abramović diventa Tosca, Carmen, Violetta (La Traviata), Cho Cho-San (Madama Butterfly), Lucia di Lammermoor, Desdemona, Norma. Protagonista in video anche l’attore Willem Dafoe.
Ecco Tosca che si lancia al rallenty da un grattacielo di New York guardando davanti a sé l’Empire State Building. planando sul cofano di un’auto nel centro della metropoli.  Desdemona strozzata da un serpente stretto attorno al collo dalle mani  folli di gelosia di Willem Dafoe (Otello). Carmen, vestita da toreador, imprigionata in fitti giri di corda da don Jos e poi accoltellata. E ancora: Cho Cho-San si aggira con uno scafandro in un mondo desertificato, ammorbato di veleni, probabilmente dalla bomba atomica, e del quale solo lei si libera votandosi  alla morte. Lucia  di Lammermoor,  impazzita dal dolore, (dovuto alla notizia-falsa- del tradimento del suo amato Edgardo)  strappa il velo nuziale, colpisce violentemente la sua immagine nello specchio, spacca tutti gli specchi. Il sangue cola sulla bianca veste nunziale, copre totalmente il suo volto, c’è sangue sulle mani, lei stessa piange sangue dagli occhi. In uno scambio di ruoli, Norma,(un Defoe en travesti in oro e lamé) avanza tragicamente verso il rogo di fuoco tenendo per mano l’amato (pur tradita) Pollione, condannato a morte (Abramovic). Risuona la voce della Callas immersa nell’aria come se fosse in scena “Casta Diva che inargenti. Queste sacre antiche piante. A noi volgi il bel sembiante. Senza nube e senza vel”. E rapisce il cuore e la mente.. Come l’attesa di un prodigio. I giovani devono conoscere questa voce . L’emozione di questa voce, unica e irripetibile. Quando un”interpretazione diventa opera d’arte.  Ci sono per fortuna  tanti giovani tra il pubblico di Abramovic.

INFOFino al 29 Febbraio 2024
LUOGOGalleria UniVerso – Palazzo del Rettorato
Via Verdi 8
ORARIda lunedì a venerdì dalle 10 alle 18; fino al 14 gennaio anche sabato e domenica dalle 10 alle 18
E-MAIL INFOuniverso@unito.it

Di Cristina Tirinzoni

Giornalista professionista di lungo corso, ha cominciato a scrivere per testate femminili (Donna Moderna, Club 3, Effe, Donna in salute). E’ stata poi per lungo tempo redattore del mensile Vitality e del mensile Psychologies magazine e Cosmopolitan, occupandosi di attualità, cultura, psicologia. Ha pubblicato le raccolte di poesie Come un taglio nel paesaggio (Genesi editore, 2014) e Sia pure il tempo di un istante (Neos edizioni, 2010).

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